La governante by Rebecca Quasi

La governante by Rebecca Quasi

autore:Rebecca Quasi [Quasi, Rebecca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: dri
pubblicato: 2019-01-14T23:00:00+00:00


“Tate!”

Ovviamente era scomparsa di nuovo. Da tre giorni.

Cosa che mandava Moncrieff fuori dalle grazie di Dio.

Come faceva quella donna a mandare avanti la casa come un orologio senza essere fisicamente presente da nessuna parte?

Sulle prime lui aveva provato a cercarla con discrezione intrufolandosi in cucina o in dispensa, lasciando cadere domande qua e là, che nessuno però sembrò cogliere.

Dopo tre giorni di latitanza, la pazienza del conte si era esaurita del tutto e aveva cominciato a sbraitare il nome della sua governante su e giù per la casa come se il palazzo andasse a fuoco.

Magari avesse preso fuoco davvero! Al suo posto avrebbe fatto costruire un cottage con due stanze e a quel punto sarebbe stato proprio curioso di vedere come avrebbe fatto la signora Tate a nascondersi!

Quell'improvviso allarme distolse anche Hannibal dal depressivo torpore in cui era precipitato dopo la partenza di Penny e la scomparsa della signora Tate. Il cane, alzandosi dalla sua postazione davanti al camino del salotto azzurro, dove era stato reintrodotto causa la temporanea assenza della contessa e lady Cordelia, raggiunse il conte che era in piedi in fondo alle scale.

“Tate!” urlò ancora.

All'ennesimo urlo comparve una cameriera dalla tromba delle scale.

“Cercate la signora Tate?” domandò quella sporgendosi dalla ringhiera.

“Che intuito. Come hai fatto a indovinare?” le rispose seccato il conte.

“A quest'ora è in cucina a discutere con la cuoca del menù.”

“Non è in cucina. Vengo da lì” rimarcò lui sempre più seccato.

Hannibal gorgogliò sollevando il muso.

“Sai dov'è tua madre?” incalzò il conte, stupito di rivolgersi al cane con maggior fiducia rispetto ai domestici.

“So che aveva appuntamento con il giardiniere nella serra s'intromise un'altra cameriera.

In quel momento entrò il giardiniere. Da solo.

“Dove diavolo è la signora Tate ?” lo investì Leonard.

“Non saprei. È venuta da me stamattina presto. So che aveva diverse commissioni da sbrigare.”

Il giardiniere aveva in mano due casse di legno.

“Avete gli addobbi per l'abete?” gli domandò una delle cameriere.

“Sì, la signora Tate vuole che stiano in dispensa, teme che facciano la muffa nella serra, troppa umidità.”

“Venite, vi accompagno” si offrì una delle cameriere.

Tutti solerti a eseguire gli ordini di Tate e altrettanto pronti a ignorare i suoi.

Confortante.

Prima di esplodere in un altro ruggito, comparve la cuoca.

L'ingresso di casa sua era una specie di stazione ferroviaria in cui tutti andavano e venivano come diavolo volevano e incuranti della sua presenza.

“Oh milord, cercate la signora Tate?” domandò la buona donna.

“A quanto pare, sì,” rispose il conte mantenendo a stento la calma.

“È dai Pollok. La piccola ha il morbillo.”

“È andata a curare un'altra bambina?!” La calma era evaporata del tutto.

“Sì. Mary Pollok chiede continuamente di lei. Ha la febbre alta, poverina.”

“Se si ammala di nuovo giuro che... dove diavolo vivono questi Pollok?” domandò furioso.

“Oh be', la loro fattoria è l'ultima prima del mulino” spiegò la cuoca.

Il cane grugnì un invito a seguirlo poi si avviò placidamente verso l'ingresso guardando il conte.

Si era ridotto a far affidamento sul cane. Visto lo stato di disperazione in cui versava, Leonard si adattò a seguire il bestione: nella peggiore delle ipotesi non avrebbe trovato Sid nemmeno quella volta.



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